Il Times pubblica la foto ritenuta la più brutta da Donald Trump
La rivista Time ha deciso di dedicare la sua nuova copertina a Donald Trump con il titolo “His Triumph”, enfatizzando il suo ruolo mediatico nel negoziato che ha portato alla liberazione di ostaggi e a un cessate il fuoco – almeno nella prima fase – tra Israele e Hamas. Il pezzo interno è largamente favorevole, riconoscendo il merito diplomatico dell’ex presidente. Tuttavia, la scelta della fotografia di copertina ha scatenato l’ira dell’interessato: Trump ha bollato l’immagine come “la peggiore di tutti i tempi”, accusando la redazione di avergli “tolto i capelli” e di aver inserito un dettaglio su testa che sembra una sorta di aureola fluttuante.
I suoi commenti sono arrivati in un post notturno su Truth Social, verso l’1:30 del mattino, dove ha scritto: «Time ha fatto un articolo relativamente buono su di me, ma la foto potrebbe essere la peggiore di tutti i tempi». Ha aggiunto: «Mi hanno tolto i capelli, e poi hanno messo qualcosa che fluttuava sopra la mia testa, simile a una corona, ma minuscola. Davvero strano!» Secondo Trump, lo scatto — ripreso da un’angolazione dal basso — aveva un effetto estetico sconveniente, esaltando collo, rughe e pelle flaccida.
Il conflitto fra immagine e narrazione editoriale
Dietro l’apparente paradosso — una copertina celebrativa accompagnata da un’immagine offensiva — si intrecciano dinamiche complesse tra media, potere e percezione pubblica. Trump non è nuovo a polemiche riguardo a come viene rappresentato nelle copertine delle riviste o nei servizi televisivi: da sempre cura la propria immagine, reagendo prontamente quando si sente danneggiato dall’editoria.
Questa volta, la discussione supera il semplice narcisismo. Si entra nel campo della rappresentazione mediatica: chi decide il “volto” che deve accompagnare la narrazione? Come bilanciare il prestigio del soggetto con l’estetica? In quest’ottica, la redazione di Time – magazine di riferimento globale nel giornalismo politico — si trova nella tensione tra rispetto del contenuto e libertà grafica. Scegliere una foto potente, magari controcorrente, comporta il rischio di attirare più critiche che consensi.
La reazione virale sui social lo conferma: l’hashtag #WorstTimeCover ha spopolato, con meme che rielaborano l’immagine e ridicolizzano la reazione di Trump. Alcuni host televisivi – da Jimmy Kimmel a Stephen Colbert – hanno deriso il commento del tycoon come ossessione estetica più che politica, paragonando la disputa a chi si arrabbia per un filtro sbagliato sui social.
Un elemento interessante è che, nonostante la critica feroce alla foto, Trump abbia riconosciuto persone chiave nell’articolo: ha ammesso che il contenuto testuale è stato in parte “relativamente buono”, cioè positivo nei suoi confronti, ma che contraddiceva come è stato visivamente ritratto. Quel contrasto tra “testo elogiativo” e “immagine critica” è diventato per lui un’enfasi simbolica della sua lotta continua con i media.
Infine, l’episodio rilancia un interrogativo: può una copertina “brutta”, agli occhi del soggetto che ritrae, inficiarne la percezione politica? In molti casi sì: l’immagine di sé è oggi una componente centrale della leadership pubblica.
Reazioni, controversie e prospettive
Da noi in Italia, la reazione alla polemica Trump-Time non è stata marginale: giornali e talk show hanno citato l’episodio come esempio di “guerra visiva” tra influencer e media. Si è parlato anche di analogie con come vengono gestite le copertine dei nostri leader, dei calciatori e dei VIP ( scommesse online su sport e gossip su questo sito) quando vogliono controllare o contestare il proprio ritratto pubblico. Il tema dell’immagine — nelle riviste, nei social, nelle copertine — è un nodo cruciale anche nella cultura mediatica italiana.
Inoltre, l’Italia ha un ruolo importante nel panorama internazionale del giornalismo fotografico e delle riviste di attualità: le testate italiane spesso rilanciano copertine straniere con adattamenti locali e contribuiscono al dibattito globale sulla libertà editoriale e sulla rappresentazione. In altri casi, celebri fotografi italiani collaborano con magazine internazionali, portando il nostro sguardo nel mondo.
L’offerta del Time non è passata inosservata nei circuiti giornalistici globali. I media statunitensi parlano di una “copertina controversa” che ha colpito inatteso terreno. Trump ha trovato sostegno sia tra i suoi sostenitori, che hanno accusato Time di volerlo “mettere in cattiva luce”, sia in ambienti esteri curiosi di vedere lo scontro. La reazione è parsa sproporzionata a molti, ma coerente con un personaggio che spesso misura il successo anche in base al riscontro mediatico.