Il cavallo oltre lo sport: storie dalla storia e dall’attualità

Da sempre il cavallo accompagna l’uomo nelle sue avventure, nelle guerre e nei viaggi, ma anche nei momenti più silenziosi della quotidianità. Non è solo un atleta (tra l’altro protagonista anche delle scommesse per eccellenza – Ybets) o un simbolo di potenza, ma un protagonista discreto della storia umana. Oggi, mentre la modernità sembra relegarlo alle piste da corsa o ai maneggi turistici, la sua figura continua a riaffiorare come emblema di libertà, fedeltà e bellezza.

Dalle steppe al Rinascimento: il cavallo come motore della civiltà

Le prime tracce di addomesticamento risalgono a circa 5.500 anni fa, nelle steppe dell’attuale Kazakistan, dove le popolazioni di Botai iniziarono a cavalcare e a utilizzare il latte equino. Da allora, il cavallo è diventato compagno di battaglia e di viaggio: portò Alessandro Magno a conquistare l’Asia su Bucefalo, e fece tremare l’Europa con le cariche dei cavalieri medievali. La storia dei popoli è, in gran parte, anche la storia dei loro cavalli.

Nel Rinascimento, il cavallo divenne simbolo di potere e armonia estetica. Leonardo da Vinci lo studiò come paradigma di perfezione anatomica e di movimento, disegnando modelli che sarebbero serviti secoli dopo per sculture monumentali. Nei secoli, il cavallo passò dalle arene di guerra ai circoli nobiliari, diventando sinonimo di eleganza e disciplina, fino a incarnare nel Settecento l’ideale di equilibrio fra uomo e natura.

Il cavallo nella modernità: guerra, industria, cinema

Anche nell’età moderna, il cavallo non è mai scomparso. Durante la Prima guerra mondiale, milioni di esemplari furono impiegati nei fronti europei: trascinavano cannoni, rifornimenti e ambulanze. Le fotografie dei soldati accanto ai propri destrieri raccontano una fratellanza silenziosa, spezzata spesso dalle granate. Con l’avvento del motore a combustione, molti credettero che fosse la fine di un’epoca. Eppure, il cavallo trovò nuovi ruoli.

Nel Novecento divenne icona cinematografica e narrativa: da Seabiscuit, il cavallo della speranza americana durante la Grande Depressione, a Furia e Spirit, simboli di libertà e resistenza. Anche nel mondo dell’arte e della fotografia contemporanea il cavallo è presenza costante, archetipo di forza e fragilità insieme.

Negli ultimi decenni ha ritrovato spazio in ambito terapeutico: l’ippoterapia è oggi riconosciuta come pratica riabilitativa e relazionale efficace per bambini, adulti e anziani. Il contatto con l’animale riattiva empatia e fiducia, e restituisce una sensazione di armonia che nessuna macchina potrà mai simulare.

Dall’America Latina al Vaticano: il cavallo come amico e simbolo spirituale

C’è poi un’altra storia, meno nota ma ancora viva: quella del cavallo come compagno fedele di viaggio. In molte regioni del mondo, il legame uomo-cavallo resta essenziale. In Perù, ad esempio, nei territori andini dove la strada si interrompe e il silenzio prende il posto dei motori, il cavallo è ancora oggi il mezzo più affidabile per raggiungere villaggi isolati. Non è solo un animale da trasporto, ma parte della comunità: dorme accanto alle case, accompagna i bambini a scuola, partecipa alle feste patronali e alle processioni.

È proprio dal Perù che viene uno dei ricordi più personali di Papa Leone, protagonista della notizia che ha attraversato le agenzie in questi giorni. Durante l’udienza generale del 15 ottobre 2025, il Pontefice ha ricevuto in dono un cavallo bianco, un purosangue arabo di nome Proton, nato nella storica scuderia polacca di Janów Podlaski, una delle più antiche d’Europa. Il dono è arrivato da un parrocchiano della chiesa di San Adalberto a Londra, come gesto di amicizia e speranza.

Il Papa, che negli anni della missione in Perù era solito cavalcare per raggiungere le comunità montane più remote, ha sorriso davanti all’animale, accarezzandone il muso e ricordando — parole sue — “quanto la fedeltà di un cavallo possa insegnare la pazienza e la costanza”. Ma ha anche aggiunto che, con il ritmo di vita attuale, difficilmente potrà dedicarsi all’equitazione.

Per questo, il dono avrà un destino diverso: Proton sarà messo all’asta per beneficenza, e il ricavato andrà a sostegno dei poveri e dei bisognosi. Un gesto coerente con il pontificato di Leone, che ha spesso sottolineato come “la bellezza di un dono risieda nel condividerlo”.

Un legame che resiste

Il cavallo, ancora una volta, attraversa i secoli unendo mondi lontani: le steppe del passato, le guerre dell’Ottocento, i film di Hollywood e le strade andine percorse da un giovane missionario. La sua figura sopravvive come simbolo di un legame che non conosce tempo: quello tra forza e gentilezza, tra potenza e dedizione.

Nel suo sguardo, l’uomo continua a specchiarsi, cercando forse la parte migliore di sé: quella che non comanda, ma accompagna. Perché il cavallo, oltre lo sport e oltre la storia, resta ciò che è sempre stato — un amico silenzioso, fedele e nobile, che ci ricorda che la strada, a volte, non si percorre da soli.

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