I giovani guardano il calcio dando per scontato tante cose, ma arriva una lezione di storia che non si aspettano
Chi segue la Serie A da sempre sa che dietro a ogni partita c’è molto più di un pallone che rotola su un prato verde: ci sono storie di provincia, valori che rischiano di scomparire e scelte strategiche che influenzano il futuro del calcio italiano. Lo sa bene Sticchi Damiani, presidente del Lecce, che nelle scorse settimane ha preso la parola davanti agli studenti di diritto e management dello sport dell’Università di Lecce, ribadendo la sua difesa della Serie A a 20 squadre. Un vero e proprio “discorso di Natale anticipato” per i nostalgici del calcio romantico, tra panettoni e canditi metaforici, dove ogni squadra rappresenta una piccola città che sogna in grande. Il presidente salentino ha spiegato, dati alla mano, come ridurre il numero delle squadre non significherebbe solo meno partite, ma la fine di storie epiche: ragazzi che passano dalla Primavera alle grandi squadre, tifosi che viaggiano in trasferta, club che sopravvivono con ingaggi contenuti e grandi sacrifici. E se qualcuno pensa che partite come Cagliari-Lecce siano “noiose”, Sticchi Damiani replica che ignorare il calcio di provincia equivale a cancellare le radici della nostra tradizione calcistica. Con ironia sottile, potremmo dire che eliminare queste squadre sarebbe come togliere le palline più belle dall’albero di Natale: sembrano piccole, ma senza di loro il quadro generale perde magia. In questo contesto, i giovani spettatori del calcio moderno, abituati a Twitter e highlights, ricevono una lezione inattesa: il calcio non è solo marketing o diritti televisivi, ma una rete di valori storici e sociali che non può essere sacrificata sull’altare dei numeri.
Dalle origini ai giorni nostri: l’evoluzione della Serie A
La Serie A nasce ufficialmente nel 1898, ma il vero spartiacque arriva con la stagione 1929-30, quando il campionato adotta il girone unico. Prima, tra gironi regionali e nazionali, era un mosaico di partite su cui oggi sarebbe difficile puntare una schedina. Le squadre partecipanti sono cambiate più volte: dagli iniziali 18 ai 16 del periodo pre-bellico, fino a un massimo di 21 nel dopoguerra, prima di stabilizzarsi tra 18 e 20 dal 1988 in poi. Dal 2004, la formula definitiva prevede 20 squadre, un numero che Sticchi Damiani difende con forza perché permette di mantenere viva la storia di province e piccole realtà. Ridurre la Serie A a 16 o 18 club significherebbe concentrare ricavi e partite nelle mani di pochi grandi club, allontanando i tifosi dalle storie locali e dai derby di provincia, quei match che hanno il sapore delle feste di paese e dei panettoni appena sfornati. Negli anni, la Serie A ha visto modifiche anche nel regolamento: tre punti per la vittoria dal 1994-95, criteri di spareggio complessi in caso di parità, e più recentemente la reintroduzione degli spareggi per scudetto e retrocessione. Nonostante i cambiamenti, l’anima del campionato è rimasta: la competizione fra venti squadre permette non solo di garantire equilibrio, ma anche di far crescere giovani calciatori che, in squadre più piccole, imparano il mestiere sul campo, creando una sorta di “laboratorio del calcio italiano”. In pratica, ridurre le squadre significherebbe togliere una fetta di storia, quella che i giovani tifosi di oggi danno per scontata, come se il pandoro si potesse mangiare senza credere nella ricetta che c’è dietro.
Serie A 2025-26: ultime notizie e scenari
Guardando alla classifica attuale, la Serie A 2025-26 è più incerta e appassionante che mai – su questo sito. Inter e Roma condividono la vetta a 24 punti, mentre Milan e Napoli inseguono a 22, seguite da Bologna e Juventus. Il Lecce, con le sue storie di provincia, si trova a quota 10 punti, testimone del modello che Sticchi Damiani vuole difendere: squadra giovane, monte ingaggi basso, ma con grande ambizione. Il calendario natalizio promette sfide emozionanti: partite come Lazio-Lecce, Napoli-Juventus e Roma-Napoli saranno dei veri e propri show, tra gol e colpi di scena. Al di là della classifica, ciò che colpisce sono le strategie dei club: alcuni, come il Lecce, puntano su giovani talenti e sacrifici finanziari calcolati, mentre le grandi squadre cercano di consolidare posizioni per la Champions League. Le trasferte impegnative, la Coppa d’Africa e la gestione degli infortuni rendono ogni partita un banco di prova. In questa stagione, giocatori come Hakan Çalhanoğlu, Dušan Vlahović e Kevin De Bruyne si contendono il titolo di capocannoniere, mentre allenatori come Allegri, Conte e Spalletti guidano squadre con filosofie diverse: dai club storici a quelli di provincia che cercano di sopravvivere e competere. Tra pronostici e quote, il Natale calcistico offre anche momenti di ironia: immaginare una partita come un pacco regalo sotto l’albero, con sorprese dentro, non è poi così lontano dalla realtà.