I potenti Apple e Google s’inchinano davanti al Partito comunista cinese
Wuzhen è una città della Cina, non lontana da Shanghai. Credo siano in pochi ad aver sentito nominare questo luogo, eppure ogni anno accoglie la World Internet Conference, evento voluto dal governo cinese per sponsorizzare e promuovere l’economia digitale. Questa però non è la solita conferenza sulla tecnologia ma ha un’impronta nettamente più politica: le società tecnologiche locali, ogni anno, durante la conferenza, ricevono le linee da seguire per quel che riguarda le politiche del digitale e per la gestione delle questioni legate ad internet. Le linee, ovviamente, le detta il Partito comunista cinese.
Tra i partecipanti alla conferenza c’erano Tim Cook (CEO Apple), Chuck Robbins (CEO Cisco), Sundar Pichai (CEO di Alphabet, la compagnia di Google) e tutti insieme hanno affrontato il tema dell’anno: “Sviluppare un economia digitale per favorire l’apertura e avere benefici condivisi”.
A parlare per il Partito comunista cinese è stato Domenica Wang Huning, considerato il sommo ideologo del presidente Xi Jianping, il quale ha chiesto l’approvazione di regole più equilibrate per internet, sottolineando il fattore cybersovranità e enfatizzando il fatto che la Cina è un Paese aperto ad internet. Sappiamo che questa apertura ad internet, attualmente, non c’è, ma allora cosa ci facevano i grandi di Apple e Google alla conferenza?
Erano semplicemente andati ad inginocchiarsi al mondo cinese, tanto che Tim Cook ha preso la parola a sorpresa per elogiare il tema della World Internet Conference dichiarando: “è una visione condivisa da noi di Apple!”
La domanda sorge spontanea: perché questa genuflessione? La necessità di entrare nel grande mercato cinese è impellente per continuare la crescita del mondo digitale e, per questo motivo, Apple, Google e si dice anche Facebook (Zuckerberg è diventato una presenza costante al fianco di leader cinesi) sono disposti a qualsiasi cosa. Infatti, la partecipazione dei colossi americani alla conferenza di Wuzhen è una cosa completamente nuova, ma per capire appieno l’importanza di questo evento, basta pensare che gli stessi CEO erano stati invitati dal Congresso americano, ma hanno preferito inviare i loro avvocati. Insomma, il Partito comunista cinese sta tenendo i potenti CEO americani con il fiato sospeso, e con loro milioni di persone che fanno parte dell’indotto.