Italia femminile: un sogno europeo che si infrange ai piedi dell’Inghilterra
L’analisi tattica di una semifinale che ha mostrato luci e ombre azzurre
Il cammino sorprendente della Nazionale italiana femminile si è interrotto a un passo dalla finale dell’Europeo, con la semifinale contro l’Inghilterra che ha svelato i limiti tattici di un gruppo che, pur superando ogni aspettativa, non è riuscito a completare l’impresa contro le campionesse in carica, più esperte e tecnicamente superiori.
Un percorso oltre ogni previsione
Pochissimi alla vigilia della competizione avrebbero scommesso su un’Italia capace di spingersi fino alla semifinale, ma le ragazze di Andrea Soncin hanno dimostrato carattere e determinazione, superando un girone complesso e battendo nei quarti una Norvegia ben più quotata sulla carta, in una cavalcata entusiasmante che ha rinvigorito l’interesse verso il movimento calcistico femminile italiano. La semifinale contro l’Inghilterra, decisa da un rigore trasformato da Chloe Kelly, ha però evidenziato il divario ancora esistente con l’élite continentale, con gli expected goals (2.73 per le inglesi contro 1.12 per le azzurre) che raccontano di una superiorità britannica andando oltre l’episodico penalty, per quanto discutibile.
I limiti dell’approccio difensivo
Dopo il vantaggio firmato Bonansea, le azzurre hanno progressivamente abbassato il proprio baricentro rinunciando a costruire gioco, con la scelta di affidarsi quasi esclusivamente alle ripartenze che ha finito per consegnare l’iniziativa alle avversarie, permettendo loro di sviluppare con continuità la propria manovra offensiva. Le decisioni di Soncin hanno ulteriormente accentuato questa tendenza attraverso la sostituzione di elementi offensivi di qualità come Bonansea e Cantore che, unita all’infortunio di Girelli, ha privato la squadra di riferimenti avanzati capaci di tenere alta la squadra e far respirare la difesa, portando paradossalmente l’Italia a riuscire a difendere il vantaggio iniziale solo contro il Belgio, venendo sempre raggiunta nelle altre partite del torneo.
Un nuovo corso tattico per il futuro
Per colmare il gap con le nazionali d’élite, la strada da percorrere appare chiara e passa da un approccio più coraggioso, partendo da una pressione alta anche contro avversarie tecnicamente superiori, considerando che nel calcio femminile la capacità di cambiare fronte o verticalizzare con precisione è meno diffusa rispetto al maschile, rendendo potenzialmente più efficace un’aggressione organizzata sulla costruzione avversaria. Il modulo 5-3-2 adottato in Svizzera, seppur efficace nel garantire compattezza difensiva, si è rivelato troppo passivo nelle fasi decisive, suggerendo che una struttura tattica che valorizzi maggiormente le associazioni tra le giocatrici tecnicamente più dotate potrebbe rappresentare la chiave per competere ad alto livello, compensando il divario fisico con imprevedibilità e qualità nella gestione del pallone. Questa evoluzione tattica potrebbe trarre ispirazione anche da altri contesti dove strategia e pianificazione fanno la differenza, similmente a quanto accade nelle competizioni di alto livello o nei giochi strategici come quelli offerti da Myempire Casino, dove la capacità di adattare l’approccio alle circostanze può rivelarsi fondamentale tra vittoria e sconfitta.
Bilanciare ambizione e realismo
Il percorso europeo delle azzurre costituisce un punto di partenza importante e non un traguardo finale, fornendo un’esperienza preziosa contro avversarie di prima fascia che offre importanti insegnamenti per il futuro, simili alle lezioni che sta attraversando anche la nazionale maschile nel suo percorso di rinnovamento, come evidenziato nella recente sconfitta in Nations League dove, nonostante la rete di Tonali, gli Azzurri hanno subito la rimonta tedesca. Questo torneo ha dimostrato che l’Italia femminile può competere con le migliori, evidenziando al contempo la necessità di evolvere tatticamente per fare il definitivo salto di qualità, seguendo una strada che mantenga la solidità difensiva caratteristica della scuola calcistica italiana integrandola con maggiore coraggio nelle fasi offensive e nella pressione alta, elementi che potrebbero trasformare le future semifinali in finali e, magari, in trionfi che certificherebbero l’ingresso definitivo dell’Italia nell’élite del calcio femminile mondiale.